18/11/2020, ore 17.30
Conferenza
Relatori: Raimondi Stefano,

La parola poetica si fa portatrice di quella lingua che ho definito maternale e non materna. La lingua maternale è la lingua che finalmente “dice” il nostro tempo trascorso nell’esistere delle esperienze, rivelato dalle opere frutto delle nostre azioni. Essa narra ciò che siamo diventati per i passaggi di vita, per le scelte attuate sempre in piena autonomia. Qui la coerenza e la responsabilità sono il carattere di questa lingua maternale: la sua eticità. Essa beninteso, non è una lingua della solitudine, né una lingua dell’Io egolatrico ma, piuttosto, è la lingua dell’incontro, della relazione che inizia tra sé e sé, fino a misurarsi con lo spazio/traccia dell’Altro che la comproverà come attuale, come possibile. Ma essa non è neppure la lingua dei vocabolari, del solipsismo intellettuale ma è la lingua della scelta di sé nel mondo, della scelta di sé tra gli Altri. Ognuno di noi è creatore della lingua che abita, che vive, che incarna.

Stefano Raimondi (Milano, 1964), poeta. Laureato in Filosofia (Università degli Studi di Milano). Sue poesie sono apparse in “Almanacco dello Specchio” (Mondadori, 2006) e su “Nuovi Argomenti” (2000; 2004). Ha pubblicato Invernale (Lietocolle, 1999); Una lettura d’anni, in “Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano” (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto (Casagrande, 2002); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005); Interni con finestre (La Vita Felice, 2009); Per restare fedeli (Transeuropa), Soltanto vive. 59 Monologhi (Mimesis, 2016); Il cane di Giacometti (Marcos y Marcos, 2017), Il sogno di Giuseppe (Amos 2019). È inoltre autore di saggi come: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941) (Unicopli, 2000); Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char (CUEM, 2007); Portatori di silenzio, (Mimesis, 2012).

 

Ingresso libero su prenotazione e diretta streaming sul sito web e sui social network.