03/11/2021, ore 17.00
Conferenza

A partire dal saggio di Jean Clair, De immundo, ci si interrogherà sulla presenza del disgustoso nell’arte contemporanea. Da Diane Arbus a Hermann Nitsch, da Cindy Sherman sino a Damien Hirst, sono numerosi gli esempi di opere che, in maniera differente, possono essere e sono state ricondotte al disgusto. Questa massiccia presenza di elementi disgustosi nelle opere d’arte chiama l’estetica e la filosofia dell’arte a rendere conto di un movimento che investe la società stessa. Se, infatti, con Freud, si vuole intendere l’arte come la rappresentazione più elevata di quel processo di addomesticamento delle pulsioni e degli istinti, viene da chiedersi come leggere questa paradossale presenza di ciò che ha carattere corporeo, istintuale e pulsionale nel prodotto della più alta forma di civilizzazione, di educazione e di cultura, ossia nell’opera d’arte. Sosterrò quindi l’idea che il disgusto continui a costituire un limite per la rappresentazione artistica e che la presenza del disgustoso in arte può essere letta attraverso la nozione freudiana di tabù.

Serena Feloj è Professore Associato di Estetica presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano e il Max-Planck Institut für empirische Ästhetik di Frankfurt am Main. È stata ricercatrice ospite a Köln, Marburg e Frankfurt am Main e docente ospite a Halle. È autrice delle monografie Il sublime nel pensiero di Kant (Morcelliana, 2012); Estetica del disgusto. Mendelssohn, Kant e i limiti della rappresentazione (Carocci, 2017); Il dovere estetico. Normatività e giudizi di gusto (Mimesis, 2018). Ha tradotto e curato W. Menninghaus, Disgusto. Teoria e storia di una sensazione forte (Mimesis, 2016) ed è impegnata nella ritraduzione italiana della Fondazione della metafisica dei costumi e della Critica della ragion pratica per Einaudi.