“Non parlerò di bellezza, di bello, o di brutto; termini di per sé generici, a meno che non vengano usati a difesa di scelte peculiari, e pertanto esposte a diatribe a non finire. Mi concentrerò piuttosto su singole opere d’arte o, su qualche tratto di esse: il finale di Lohengrin, La donna è mobile, L’idiota, Essere senza destino. Esclamare bello o brutto è veramente poco; preferirei se mai parlare di riuscita artistica, di significatività estetica. Ma soprattutto cercherei di vedere le vie attraverso cui si è giunti a enunciare simili giudizi di valore. Cammino quanto mai arduo, complesso, e che difficilmente può giungere a risultati dirimenti. Ma almeno potrà porre sul tappeto temi da discutere insieme”. (Gabriele Scaramuzza)
Gabriele Scaramuzza si è laureato in filosofia a Pavia. Principali pubblicazioni: Le origini dell’estetica fenomenologica (1976); Antonio Banfi, la ragione e l’estetico (1984); Il brutto all’opera. L’emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi (2013); Kafka a Milano. La città, la testimonianza, la legge (2013); Incontri Per una filosofia della cultura (2017); Smarrimento e scrittura (2019); Passaggi. Passioni, Persone, Poesia (2020) A ciò vanno aggiunti gli scritti autobiografici In fondo al giardino (2014) e Un’insostenibile voglia di vivere (2017).
L’incontro si svolgerà in presenza
Numero posti disponibili: 30
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