28/02/2013
Evento inserito nel ciclo: Conversazioni di estetica
Tipo di evento: Seminario
Relatori: Tutti, Scaramuzza Gabriele,

Giovedì 28 febbraio ore 17

Il primo incontro del seminario di estetica 2013 dedicato a Il romanzo vedrà l’intervento di Gabriele Scaramuzza dal titolo L’Idiota di Fëdor Dostojevsky.

Come Dostoevskij scrive a un’amica, il principe Myshkin è uomo “positivamente buono”. Ma è difficile e spesso melenso scrivere di eroi buoni, Dostoevskij lo sa bene. La storia dell’Idiota di fatto non è la storia della bontà, tanto meno è un’apologia della bontà. È piuttosto la storia della disfatta della bontà, vista nelle laceranti aporie da cui è insidiata.Accanto a Cristo, l’altra figura ispiratrice del romanzo è Don Chisciotte – essere buono anche lui; ma la sua bontà è costantemente messa in scacco dal ridicolo e dal fallimento che lo perseguita. Per questo il romanzo non è unilineare, ma polifonico (come Bachtin ha benissimo colto): risulta cioè dal contrasto tra mondi, valori, stili diversi, che incarnano i differenti contesti in cui conflittualmente vive la bontà. Dostoevskij è l’antidoto di ogni ipocrisia “buonista”. Ma anche è la riproposta di un valore alto, anche se irrealizzabile; il suo senso è legato indissolubilmente al cristianesimo. In Rocco e i suoi fratelli di Visconti il protagonista è una trasposizione di Myshkin, la sua bontà provoca disastri. In Nastas’ja, non meno che nella Nadia viscontiana, rivive la Dame aux Camélias (che Dostoevskij apprezza): identica l’atmosfera di prostituzione in cui vive, l’ansia di redenzione ben colta da Myshkin e da Rocco, e la caduta finale: l’assassinio compiuto da Rogozin e da Simone. Fortissime analogie sono evidenti tra la folle scena finale, a delitto compiuto, tra Rogozin e Myshkin e quella tra Simone a Rocco.

Gabriele Scaramuzza si è laureato a Pavia e ha insegnato Estetica a Padova, Verona, Sassari e, da ultimo, a Milano. Si è occupato di estetica fenomenologica (Le origini dell’estetica fenomenologica, Antenore, Padova 1976); dell’estetica di Banfi e della sua scuola (Antonio Banfi, la ragione e l’estetico, Cleup, Padova 1984; Crisi come rinnovamento, Unicopli, Milano 2000; L’estetica e le arti, Cuem, Milano 2007; Estetica come filosofia della musica nella scuola di Milano, Cuem, Milano 2009; Omaggio a Paci, a c. di E. Renzi e G. Scaramuzza, Cuem, Milano 2006; Ad Antonio Banfi cinquant’anni dopo, a c. di S. Chiodo e G. Scaramuzza, Unicopli, Milano 2007). Ha compiuto ricerche sul tema della “morte dell’arte” in Hegel (Arte e morte dell’arte, con P. Gambazzi, Mondadori, Milano 1998), cui si connettono l’attenzione al problema del brutto e del melodrammatico (Il brutto nell’arte, Il tripode, Napoli 1995; Derive del melodrammatico, Cuem, Milano 2004), gli studi dedicati a Kafka (ora raccolti in Kafka a Milano, 2013), e all’estetica delle situazioni estreme.

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